Don Luigi Giussani (Desio 1922 – 2005), entrato in seminario a dieci anni, era un promettente studente di teologia, avviato e incoraggiato agli studi dai suoi superiori, quando – come lui stesso raccontò più volte – durante un viaggio in treno ebbe un dialogo con alcuni giovani, si accorse di quanto fosse fragile la loro fede e di quanto la mentalità mondana fosse penetrata nei loro pensieri, sovvertendo ormai quasi irrimediabilmente il loro concetto di ragione. Fu allora che decise che la prima emergenza cui dedicare la propria vita fosse quella educativa per far riscoprire quel cristianesimo che già negli anni Cinquanta era stato ridotto a puro riverbero sentimentale o ad arida dottrina senza radici. Correva l’anno 1954 quando don Giussani iniziò la sua esperienza di insegnante di religione al liceo Berchet di Milano.

A Giussani non bastava un cristianesimo ridotto a un insieme di verità da credere o di regole da rispettare, non gli bastavano né la dottrina né la morale ma credeva nell’avvenimento dell’Incarnazione come compimento dell’attesa del cuore dell’uomo e nel metodo dell’incontro come origine di una fede ragionevole, in Gesù Cristo come la massima convenienza per l’uomo di ogni tempo. Il cristianesimo è un avvenimento, cioè un incontro con una persona presente carica di un’attrattiva misteriosa capace di mutare completamente l’orientamento della vita. Chi incontra Gesù diventa veramente uomo. Riceve un’esistenza cento volte più intensa e più vera: nel campo delle conoscenze, degli affetti, della realizzazione di sé.

«I contenuti della fede hanno bisogno di essere abbracciati ragionevolmente, devono cioè essere esposti nella loro capacità di miglioramento, illuminazione ed esaltazione degli autentici valori umani». Si trattava dunque «di rifare l’annuncio del cristianesimo come avvenimento presente, umanamente interessante e conveniente all’uomo che non voglia rinunciare al compimento delle sue attese e all’uso senza riduzioni del dono della ragione».

Da dove nasce e perché nasce una esperienza come CL?
Ecco cosa scrive don Giussani a Giovanni Paolo II nel 2004: «Non solo non ho mai inteso “fondare” niente, ma ritengo che il genio del Movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta. E forse proprio questo ha destato possibilità

imprevedibili di incontro con personalità del mondo ebraico, musulmano, buddista, protestante e ortodosso, dagli Stati Uniti fino alla Russia, in un impeto di abbraccio e di valorizzazione di tutto ciò che di vero, di bello, di buono e di giusto rimane in chiunque
viva un’appartenenza».

L’esperienza cristiana rende coscienti che ciascuno di noi è al mondo per una “chiamata”, ciascuno di noi ha un compito, una vocazione che si fa chiara nelle circostanze dell’esistenza e negli avvenimenti che la segnano. È così che dal carisma di don Giussani sono nate nel tempo diverse forme associative, destinate a sostenere l’adulto cristiano nelle diverse condizioni della sua personale vocazione: laici, religiosi e religiose, sacerdoti diocesani e sacerdoti in missione.
Di tutte queste forme la più universale è la Fraternità di Comunione e Liberazione, riconosciuta dalla Chiesa nel 1982 come ambito nel quale gli iscritti si impegnano a vivere la fede come cammino alla santità, secondo il metodo trasmesso da don Giussani. Si può dire che la Fraternità, che prevede l’iscrizione formale e l’adesione allo statuto, è il modo con cui il singolo adulto afferma la propria responsabilità e il proprio impegno per la vita del Movimento.
Ad essa sono attualmente iscritte circa 60mila persone in tutto il mondo.


 

Comunione e Liberazione a Brescia. Scrivi a brescia.cl@gmail.com


Udienza di Papa Francesco al movimento – 15 ottobre 2022

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